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Lo stigma va combattuto con la condivisione

Riflessioni - Riflessioni

Il portiere tedesco Robert Enke si è suicidato all'inizio di novembre 2009 in seguito a depressione.
Il calciatore, che ha giocato nella squadra di Hannover e nella nazionale tedesca, si è gettato su un binario dopo aver lasciato una lettera di suicidio in cui si scusava per aver nascosto il suo stato mentale. 

Oltre 35.000 persone hanno organizzato una marcia ad Hannover in sua memoria e la squadra nazionale tedesca ha organizzato un'amichevole contro il Cile. 

La vedova ha affermato che suo marito soffriva di depressione da 6 anni ma temeva che la figlia adottiva potesse essergli portata via se avesse rivelato la malattia. La coppia aveva già perso una figlia, morta per un'anomalia cardiaca. Valentin Markser, medico di Enke, ha dichiarato che il calciatore era in cura dal 2003, ma aveva rifiutato di essere trattato il giorno del suicidio, dicendo che si sentiva bene. 

La morte di Enke ha portato le organizzazioni benefiche per la salute mentale a mettere in guardia sulle difficoltà che molte persone hanno nel rivelare il proprio disagio mentale alle autorità, agli amici e ai familiari. Sue Baker, direttore del programma britannico "Time to Change", per mettere la parola fine allo stigma della salute mentale, ha affermato: Nove persone su dieci con un problema di salute mentale si trovano ad affrontare stigma e discriminazione e, di conseguenza, sentono di dover nascondere la propria situazione. Troppo spesso, come nel terribile caso di Robert Enke, ciò può portare a conseguenze tragiche. 

La nazionale di calcio tedesca, in omaggio a Enke, ha scritto una lettera indirizzata al calciatore scomparso che comprendeva le seguenti domande:
Perché non hai voluto parlarci dei tuoi problemi?
Perché, nella nostra società competitiva, non è possibile esprimere le proprie paure su tali malattie?