I suoi occhi timidi e pieni di ricordi proiettavano dentro i
miei la storia del suo percorso in comunità. Uno come
tanti entrato per essere "ribattezzato" e donato a nuova
vita. Uno dei pochi che è riuscito a uscirne.

Il suo timore di ridivenire preda della "bianca" faceva
ormai parte di lui, ma Dio gli aveva donato qualcosa che non
lo avrebbe tradito : la fede.

Allo stesso modo, mentro raccontava le sue esperienze in
comunità, io cercavo di spiegare cosa fosse stata per me
la depressione e quali cose fantastiche questa mi avesse
portato.

Sofferenza e dolore non erano le uniche che ricordassi, e
allo stesso modo lui amava parlare ai giovani di quanto le
droghe potessero distruggere la vita di un uomo e della sua
famiglia.

Un'amicizia nata in un momento particolare.
Una luce che i suoi occhi trasmettevano senza interruzioni.
Una vita semplice e senza pretese.

Condividere esperienze, anche se difficili, cercando di
farne patrimonio comune, aiuta a credere che il mondo in cui
viviamo non sia solo un teatro nel quale tutti siamo solo
comparse.
Al contrario, ognuno di noi può scrivere qualcosa,
interpretando il proprio ruolo, senza maschere e
travestimenti.

Il "teatro della vita" è una commedia che si svolge in un
solo atto.
Abbiamo qualche anno per trovare la strada e, come dice
qualcuno, NON E' MAI TROPPO TARDI.

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