Siamo a febbraio, ed è circa un mese che le condizioni meteomarine non permettono ai pescatori di lavorare come vorrebbero.
La piccola pesca è ormeggiata lungo le sponde del fiume Garigliano. Sono poco più di dieci unità, e i pescatori non possono fare altro che passare il proprio tempo a rinforzare gli ormeggi e svuotare le imbarcazioni dall’acqua.
I colleghi, attraccati presso la Darsena di Scauri, sono anch’essi immobilizzati in porto.
Qualche imbarcazione a strascico si azzarda a fare una cala o due, partendo dai porti di Formia e di Gaeta, per poi ritornare a terra.
Non vale lo stesso per i pescatori ormeggiati presso il Molo Azzurra e il Porticciolo La Quercia, a Formia, o presso la darsena San Carlo, e la Peschiera a Gaeta. In questi luoghi i più fortunati riescono a “mollare” le reti al coperto dalle correnti e dal mare mosso, anche se con pochi risultati.
Credo che manchi una concertazione, un sistema organizzativo che permetta alla categoria di avere dei bandi aperti proprio durante i periodi di fermo causato dalle condizioni meteo.
La Regione Lazio pubblica i bandi, le Province spesso recepiscono le istanze e partecipano alle attività, i Comuni dovrebbero invece coordinarsi al fine di manifestare le principali necessità della categoria e partecipare alla progettualità condivisa.
Tutto questo purtroppo non accade.
Non bisogna dimenticare che i pescatori, durante questi fermi obbligati, restano a terra senza alcuno sgravio o contributo che possa sostenerli nei periodi in cui la Natura fa la voce grossa.
dott. Erminio Di Nora
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