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Fareassieme: un’esperienza da divulgare e sviluppare.
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Pur tralasciando espressioni retoriche e frasi ad effetto, si deve però riconoscere che l’evento che ha preso vita recentemente nel Sud Pontino rappresenterà d’ora in poi una pietra miliare nell’ambito della salute mentale per tutto il territorio.
Il corso che si è tenuto a Minturno venerdì 3 e sabato 4 scorsi, ispirato al fareassieme e finalizzato all’auto e mutuo aiuto, è stato coordinato dal dr Renzo De Stefani – Direttore del DSM di Trento – ed alcuni suoi preziosi “aiutanti”.
La partecipazione è stata di oltre cento persone tra utenti, familiari, operatori e volontari, raccolti nella bella sala riunioni (pal. C) della Comunità terapeutica Maricae, gentilmente concessa dal direttore ASL dottor G. Testa, e negli altri locali che hanno fatto da cornice alle riunioni dei gruppi parziali e ai momenti di pausa.
Organizzatori e promotori dell’evento sono stati i soci (utenti, familiari, volontari) dell’Associazione Iter onlus di Minturno, validamente appoggiati dal gruppo “Insieme per la solidarietà”. In particolare, il maggior impegno è stato dimostrato dalla presidente di Iter, signora Virginia Bartoli e dal coordinatore del gruppo citato, dottor Erminio Italo Di Nora, che hanno saputo coinvolgere ed aggregare altre realtà e risorse territoriali (anzitutto, il Comune di Minturno, ma anche i commercianti di UCASM e non solo).
L’apertura dei lavori è stata data con il saluto dell’Assessore alle politiche sociali dottor Chianese e del direttore del Centro di Salute mentale di Formia dottoressa Rosa Stella Staulo. Entrambi hanno sottolineato l’importanza di una visione comunitaria della Salute mentale e dell’ integrazione tra le risorse presenti nelle istituzioni, al fine di garantire interventi sempre più efficaci in un campo tanto delicato e difficile.
E’ ormai opinione sempre più diffusa che salute mentale vuol dire vantaggio per tutto il tessuto sociale.
Le presentazioni delle esperienze del gruppo di Trento hanno consentito di raccontare la storia di dieci anni dedicati alla costruzione di un percorso, che è anche un modello ormai esportato in altri Paesi (tra l’altro in Cina e Svezia). Un passaggio sostanziale è rappresentato dalla formazione di una figura di tutor particolare, che viene definito UFE (Utente o Familiare Esperto), che può essere l’anello di contatto tra la persona disagiata e il percorso di cura necessario.
A partire da quanto è stato sperimentato a Trento, gli UFE affiancano il personale sanitario in tutte le attività. Ne risulta un’importante relazione di accompagnamento e di sostegno al percorso dei pazienti, che ha dimostrato la sua forza nella storia e nelle capacità empatiche degli UFE. Ne è nato un movimento attraverso associazioni e cooperative che ha modificato le strutture nell’ambito di salute mentale di Trento (ma non solo), dove attualmente gli UFE hanno un ruolo riconosciuto ed anche dei compensi e quindi la loro esperienza si concretizza anche con un inserimento lavorativo.
Punto di forza della storia del movimento di Trento - che ha le sue parole-chiave nel fareassieme e ne le parole ritrovate - è la disseminazione: ogni anno, negli ultimi dieci, Trento ha attirato ad ottobre tantissimi utenti, familiari, operatori e volontari per il convegno annuale de “Le Parole ritrovate”. Tra l’altro, un focus importante è stato quello di far fronte al fenomeno delle “voci” (allucinazioni uditive”). Da lì sono sorti vari comitati regionali che a loro volta organizzano eventi, iniziative, petizioni tendenti ad una miglior qualità di vita, a partire dal disagio e dall’emarginazione sociale.
A questi eventi se ne sono aggiunti altri definiti extra-ordinari tra i quali citiamo il viaggio in Cina (Cento italiani matti a Pechino), una traversata a vela (Oceano dentro) e la costruzione della scuola a Muyeye in Kenia (“un ramo di follia fa più bello l’albero della vita”).
Durante i lavori del corso tenutosi a Minturno, hanno pure avuto ampio spazio le storie di vita delle persone, le loro sofferenze, le difficoltà ma anche il coraggio di affrontarle, le emozioni, la vicinanza e la condivisione. Si è creato un clima caldo e coinvolgente grazie al canto e ai ritmi degli amici utenti delle Comunità Maricae.
In merito a fatti concreti, il mutuo aiuto è anche autoaiuto. Esso nasce e si sviluppa nel momento in cui una persona (come è accaduto al corso) si dice disponibile ad andare a trovarne un’altra che magari da anni non esce di casa, come conseguenza del disturbo psichico, con tutto ciò che ne deriva.
Oltre alle testimonianze, sono state lanciate delle proposte concrete che saranno il futuro di questo fareassieme nel basso Lazio. Sono proposte che coinvolgono associazioni, cooperative, amministrazioni comunali, Enti, ASL, ma soprattutto i cittadini (utenti, familiari, operatori e volontari) per mettere insieme le energie e le risorse utili a creare opportunità davvero per tutti. Infatti, uno dei maggiori ostacoli è rappresentato dai pregiudizi sui malati e sulle malattie che inibiscono la possibilità di fare e ancor prima di pensare e di sentire…
Per fare tutto ciò, desideriamo rivederci ed allargare il cerchio ad altri che potranno aggiungersi sabato 18 p.v. alle ore 10,00 presso la Comunità Marica di Minturno
La malattia mentale può e deve essere curata e non è una vergogna da nascondere. Recuperare una persona disagiata vuol dire recuperare una vita! E la richezza che quella vita può offrire…
Associazione ITER Onlus
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