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Pesca, Buonfiglio a Galan

Pesca e Acquacoltura - Novità

 

Vero problema sono attori unita’ di crisi

da IL Velino
Roma, 21 giugno

“Una burocrazia pigra e, per certi versi, irresponsabile sta decretando la fine della pesca italiana e l’Unità di crisi ne è la prova”. E' quanto afferma il Sottosegretario Buonfiglio in vista della riunione dell’Unità di crisi voluta dal Ministro Galan che probabilmente individuerà quale unica soluzione possibile frutto di una laboriosa attività di concertazione quella da tempo nota e, per questo, del tutto scontata: il fermo obbligatorio pagato per le imbarcazioni e l’attivazione della cassa integrazione straordinaria per gli imbarcati. Dunque, nulla di nuovo rispetto a quanto fatto due anni orsono. “Ancora una volta- continua Buonfiglio- mentre il tempo, in questo caso tutt’altro che galantuomo, trascorre velocemente, la discussione dei soliti noti appare incentrata più sulla capacità di negoziare risorse per la propria sopravvivenza che sugli interessi reali dei pescatori che, di giorno in giorno, vedono sempre più affievolirsi le speranze di poter utilizzare la dotazione del FEP di 120 milioni di euro, a rischio di disimpegno il prossimo 9 dicembre. Il silenzio delle organizzazioni professionali su questo problema è assordante". "Nell’affrontare il caro-gasolio o l’applicazione del regolamento mediterraneo – aggiunge Buonfiglio– l’impressione è che rimanga costante il dato dell’inefficienza e dell’inadeguatezza burocratica, denunciate più volte da Bruxelles, cui si affianca, in modo speculare tanto da apparire compensatorio l’accesso alle risorse da parte dei pochi soliti noti.

 

Per questo, con la speranza di poter offrire un contributo di verità e chiarezza in relazione a quanto fatto in esecuzione della delega ho chiesto un incontro urgente al ministro Galan, che sono certo, per competenza, capacità ed esperienza amministrativa, saprà offrire risposte adeguate ai reali bisogni del settore, abbandonando le logiche delle rendite di posizione".


"E’ ormai evidente, infatti - continua Buonfiglio - , come la questione del Regolamento Mediterraneo sia esplosa per l’incapacità di alcuni dirigenti di distinguere tra proroghe e deroghe e per l’errata comunicazione e l’inadeguata informazione che hanno alimentato il senso di incertezza negli operatori e messo in subbuglio alcune marinerie. Non è stato spiegato chiaramente, neppure dalle organizzazioni di categoria a ciò evidentemente deputate, che l’Italia, lo scorso anno, ha chiesto tutte le deroghe consentite e previste dal Regolamento, ha presentato i piani di gestione locale e per attrezzo ed ottenuto un sostanziale riconoscimento da parte della Commissione. Il Regolamento, inoltre, presenta difficoltà di applicazione solo per alcune marinerie, localizzate peraltro in zone specifiche; la maggior parte dei pescatori ha, infatti, ha già provveduto agli adattamenti ed adeguamenti regolamentari necessari".


"A mio parere – chiarisce Buonfiglio - tenuto conto che la tutela degli stock consegue proprio all’applicazione delle nuove norme comunitarie, in questa stagione, anziché ripristinare il vecchio modulo del fermo biologico camuffato da fermo mediterraneo e procedere ad un esborso di fondi statali ingente ed indifferenziato, sarebbe più utile ricorrere al fermo volontario, con l’attività di monitoraggio dei dati di cattura prevista dalle nuove regole e già pagata dallo Stato. Le risorse non impiegate con il fermo biologico potrebbero essere destinate a favore di quelle zone, poche in verità, dove il regolamento ha un impatto sociale elevato. Quanto al decreto dei trenta milioni del caro-gasolio, previsto dal 2008 e reso disponibile già all’inizio dell’anno, la mia intenzione era di destinarlo ad interventi di sistema mentre ad oggi l’unico dato certo è il recupero della formula originaria che consegna circa tre milioni di euro alle associazioni in assenza di concreta progettualità e specifica finalità".

 

"Non mi meraviglia - conclude il sottosegretario che ha avuto per un anno la delega in materia di pesca - che questo possa essere il risultato di un’unità di crisi che si compone degli stessi soggetti che hanno deciso di destinare la quasi totalità dei fondi disponibili a vantaggio delle sessanta imbarcazioni impiegate nella pesca del tonno rosso, lasciando la quasi totalità della flotta peschereccia italiana – che si compone di un totale di circa quindicimila imbarcazioni - a bocca asciutta. E’ amaro dover constatare come il rischio vero per la pesca italiana sia rappresentato dal fatto che la logica di sistema stia ancora una volta e assai rapidamente per cedere il passo alla logica del sistema".

PAROLE AMARE MA VERE, PRECISA LA MAGGIOR PARTE DELLE CATEGORIA.

I poteri forti hanno delegittimato chi li ha delegati a guidarli, restando al potere per decenni, eletti democraticamente da ……pochi eletti.

E la storia si ripete, questa volta con la possibile implosione dell’intero comparto ittico.