Ho una visione completamente differente da coloro che allarmano le persone per l’inquinamento che potrebbe provocare un allevamento di mitili, dette comunemente cozze. Quest’ultime sono degli ottimi filtratori e su questo concetto che appartiene all’Universo della Ricerca Scientifica non posso che concordare.

La mia avversione infatti non è legata all’inquinamento del mare, come invece afferma qualcuno, ma piuttosto all’occupazione di vasti specchi acquei che ricadono in aree dove le fonti più importanti di promozione del territorio sono il turismo e di conseguenza la vela, la pesca sportiva, il diporto, ecc…; senza dimenticare che Monte d’Oro è stata classificata dal Ministero dell’Ambiente quale zona di reperimento per la costituzione di una potenziale area marina protetta. A tal proposito ricordo che l’istituzione del Parco della Riviera di Ulisse vede anche Monte d’Oro tra le aree annesse.

Quindi, dobbiamo considerare non tanto l’inquinamento prodotto dalle cozze quanto:

-          l’incidenza visiva sulla bellezza del nostro mare;

-          l’interdizione alla navigazione e alla pesca sportiva e professionale nella suddetta area (compresa la circostante zona di tolleranza);

-          i livelli occupazionali;

-          le centinaia di boe e segnali che verranno posizionate in mezzo al mare;

-          l’incompatibilità tra la presenza di questo impianto e la destinazione turistica ricreativa del nostro litorale.

Al contrario, per quanto riguarda l’inquinamento del mare, posso brevemente affermare che sarebbe molto importante avere i dati ufficiali del progetto “Samobis”, finanziato nel 2013 con soldi pubblici  per un importo di circa duemilionicentocinquantamilaeuro.

Creare “il caso” è importante nel momento in cui vengono valutate le problematiche connesse a un tipo di investimento che ha effetti ben diversi da quelli che si vogliono mostrare agli occhi della gente.

www.erminiodinora.com dott. Erminio,Italo Di Nora