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Nuova batosta per la pesca

Pesca e Acquacoltura - Novità

Nel 2015 la UE prevede l’ eliminazione totale di tutte le reti derivanti e di un cospicuo ridimensionamento del numero

di turbosoffianti -

Per il Compartimento di Gaeta, e quindi anche per le Isole Ponziane, un nuovo contraccolpo socioeconomico -

 

La risoluzione della UE che prevede il ritiro delle reti derivanti, tutte, a partire dal 1 gennaio 2015, non ha tenuto minimamente conto delle posizioni e dei rilievi espressi dai ricercatori, che ribadendo la più netta contrarietà all'ipotesi di bando totale, si sono pronunciati a favore di interventi di razionalizzazione della gestione, in linea con le loro indicazioni e con le relative misure di sostegno socioeconomico. 

In tanti hanno sostituito la spadara con la ferrettara, facendo investimenti importanti. Non è mai stata programmata una seria riconversione da parte della UE, e ora, se dovesse essere presa questa decisione, saranno un migliaio i posti di lavoro a rischio, di cui circa 60 nel solo Compartimento Marittimo di Gaeta.

La UE ci ha illuso, e il Nostro Governo non ha saputo tutelare la categoria, succubi dei poteri forti dei Paesi del Nord Atlantico e delle lobbie della pesca, molte delle quali, tra queste, si sono trasferite in Africa, effettuando grandi investimenti soprattutto nell'acquacoltura.

L'ipotesi di bando è un atto sconsiderato ed una forzatura che la Commissione europea compie in aperto contrasto con i dati della ricerca scientifica, e nella quasi totale mancanza di trasparenza circa l'esito della consultazione pubblica condotta lo scorso anno.

Su consistenza, caratteristiche tecniche e rilevanza socioeconomica delle attività tradizionali esercitate con piccole reti derivanti (che interessano 9 tipi diversi di sistemi) è stato condotto il progetto di ricerca “DRIFTMED” su finanziamento della stessa commissione.

Le conclusioni dello studio vanno nella direzione opposta al bando, suggerendo "l'implementazione di misure di gestione specificamente orientate, che potrebbero assicurare lo svolgimento regolato di queste attività, consentendo la diversificazione dello sforzo di pesca, il mantenimento delle tradizioni locali e il sostegno all'economia delle piccole comunità costiere".

La ricerca dimostra inoltre l'elevata selettività di questi sistemi artigianali (assenza di scarti, assenza di catture accessorie), il maggiore tasso di occupazione prodotto in rapporto ad altri tipi di pesca e l'elevato valore delle lavorazioni tradizionali.

Si tratta infatti di sistemi di pesca artigianali, a basso impatto ambientale, fonte di reddito e occupazione in particolare nel sud della penisola.

E’ un accanimento inspiegabile nei confronti di un metodo di pesca sviluppato e utilizzato prevalentemente in Italia.

Si vogliono cancellare con un colpo di spugna anni di tradizioni, danneggiando al contempo migliaia di famiglie ITALIANE senza la creazione di valide alternative di lavoro.

Ancora decisioni calate dall’alto, dai Paesi Forti, dal cinismo di una politica comunitaria che non ha alcuna considerazione per le conseguenze che questi regolamenti “dittatoriali” avranno per i Pescatori Italiani. Prima o poi ci daranno anche cosa mangiare e cosa bere imponendo indirettamente prodotti di provenienza Lobbistica e Speculativa. Ci stanno imponendo una lenta agonia che alla fine porterà tutti noi a “mangiarci gli uni con gli altri”, confermando tragicamente l’applicazione del detto “homo homini lupus”.

Ad maiora

Dott. Erminio Italo Di Nora