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LA GESTIONE DELLA PESCA E DELL’ACQUACOLTURA IN ITALIA

Pesca e Acquacoltura - Novità

LA UE CI CHIEDE IL RENDICONTO : CHI RISPONDERA’ CON SINCERITA’ ?

La pesca e l’acquacoltura rappresentano un grande bacino socio-economico, ma soprattutto occupazionale per le aziende del nostro Paese.

Alcune realtà sono organizzate in maniera organica che, seguendo le regole, raramente sconfinano in gestioni oligarchiche e dittatoriali, che troppo stesso decidono tutto o il contrario di tutto.
Altre aziende sono invece lo specchio della purezza, della volontà di progredire, di migliorare, di cambiare per cercare di guardare avanti con progetti e proposte nuove.

Spesso è la politica di bassissimo spessore a dettare le regole, sicuramente per interessi personali, e non certamente in quanto le competenze siano maggiori di quelle di un pescatore o di una intera marineria, e forse solo in quanto l’indifferenza e l’omertà detengono un bacino di voti maggiore.

E così, ecco che il piccolo strascico entro le tre miglia, praticato soprattutto in Adriatico, crolla, sotto il peso di una decisione della UE, che gli stessi pescatori non hanno avuto la possibilità di condividere, ma soprattutto bloccati nei tempi da norme che avrebbero potuto favorirne l’adeguamento.

Valutiamo per un attimo cosa potrebbe accadere in mare se, per errore, fosse rilasciata una autorizzazione sperimentale per la pesca a volante del pesce azzurro.
Semplice direbbe un vecchio lupo di mare.
Si aumenterebbe la produzione giornaliera, e quindi lo sforzo di pesca, di circa 20.000 ( ventimila ) casse di sarde e alici in più, pari a circa 125.000 kg,  portando i prezzi ancora più giù, e distruggendo un ecosistema marino dal quale dipendono migliaia di specie e a cui è legata la catena alimentare di altre creature.
Molto di questo pesce andrà in Spagna, da  dove, una volta lavorato, tornerà in Italia.
Tanto verrà surgelato, e molto altro diverrà cibo per animali.

Se pensiamo all’allevamento come alternativa alla pesca, ci sbagliamo di grosso.
Il pesce allevato viene nutrito con mangime artificiale e irrorato di antibiotici.
I liquami che diffonde nel mare distruggono i fondali e la fauna e la flora per molte miglia e, se il pesce allevato è una specie predatrice, come i salmoni, si rende necessario pescare una enorme quantità di pesce per soddisfare il loro appetito. Per un salmone da 1 chilo servono 5 chili di alici per nutrirlo.

Molti pescatori si chiedono :
chi avrebbe dovuto rappresentarci e tutelarci in sede comunitaria?
Possibile che anche per la pesca dei cannolicchi e delle vongole si è dovuto attendere due anni per far comprendere alla UE che a due chilometri dalla costa queste specie non si riproducono?

Quando la fiducia tra le parti va scemando, si rischia di interrompere quei processi comunicativi che garantiscono il superamento delle problematiche comuni a tutta la categoria.

                                                                    a cura del dott. Erminio Di Nora