Reti vuote per i pescatori nell'Adriatico...ma non nel Tirreno
Pesca e Acquacoltura - Novità |
In una parte dell’Adriatico il pesce non è morto ma, per così dire, è scappato per cercare ossigeno.
Il problema dell'anossia registrato a fine estate permane e il comparto della pesca si trova con le reti vuote, o meglio, troppo spesso coperte di fango. La carenza di ossigeno, anche al largo, impedisce la proliferazione degli organismi dei quali i pesci si nutrono.
Il pesce stagionale, come in questo periodo le triglie, si sposta altrove.
Al Sud la pesca non avrebbe subito danni. Fortunatamente l'abbassamento delle temperature va a contrastare il fenomeno.
Servirà tempo per ripristinare lo scambio tra l'acqua di superficie e i fondali.
Il Pò rappresenta una delle cause di questo fenomeno.
Nel Tirreno, e in particolare nel Golfo di Gaeta, il discorso cambia, e molti pescatori vorrebbero un fermo pesca più lungo, e soprattutto coordinato bene, in maniera tale da iniziare a lavorare solo 4 giorni alla settimana, per dare continuità al fermo attuato, offrendo così un valore aggiunto alla pesca e al prezzo del pescato.
Una valorizzazione dalla quale non si può prescindere se non si intende offrire una nuova vetrina, soprattutto per il pesce di seconda e di terza, quello che viene definito "meno pregiato", il cosiddetto pesce azzurro e altro.
Il dopo fermo mostra i risultati, e maggiori e migliori potrebbero essere se questo fosse associato a misure integrative di sostegno e di lavoro, coincidenti con i bandi FEP, Fondo Europeo per la Pesca, per ammodernare e ristrutturare le imbarcazioni, la loro messa in sicurezza e i corsi di formazione per gli imbarcati, le attività di riconversione, quali il pescaturismo e l’ ittiturismo.
Nel Compartimento di Gaeta, e anche nelle isole di Ponza e Ventotene, l'auspicio è che gli Enti Locali utilizzino al meglio le misure europee, come attrezzare i porti, i punti di sbarco, i servizi a terra, la promozione e valorizzazione, e tutto nel rispetto della figura del pescatore, troppo spesso usata come ponte per "arrivare" ai contributi pubblici.
Erminio Di Nora
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