"Nessun apparente dramma o motivo scatenante", ha condotto Matteo a mettere fine al "suo" dolore. Qualcosa lo ha divorato e, come un'ameba, si è impadronita di ogni parte del suo corpo.
 
"Basta soffrire", e in un istante tutto è finito.
 
Qualsiasi modo, un gesto qualunque per mettere la parola fine a un dolore, a una sofferenza che vive dentro ogni persona che guardandosi in uno specchio, non riesce ad amarsi comunque.
 
Diciotto anni, niente, un nulla, il tempo di aprire gli occhi per poi richiuderli, e la vita è finita.

 

Tanti, troppi giovani hanno ascoltato quella vocina, arrivata all'orecchio in un momento di particolare debolezza.
 
Per loro chiedo a Dio di vegliare affinchè divengano gli Angeli custodi di quanti non avranno più bisogno di uno specchio per amarsi.
 
Buon viaggio Matteo.
Non è mai facile, neanche quando ricominci a 38 anni.
Ma se si cerca aiuto, se si chiede la mano, ce la possiamo fare.

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