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Socialmente “S-correct”

Riflessioni - Riflessioni

Il disagio sociale può diventare uno “strumento” politico con il quale indirizzare il Popolo verso una lista, una persona, una squadra di partito nel corso di una campagna elettorale.

Ci sono tanti modi differenti per entrare nelle case delle persone, ma sempre senza appropriarsi della loro dignità in cambio di un “piacere”.

 

Paracadutare in pieno deserto mille casse d’acqua è cosa ben diversa dallo scavare un pozzo che gli permetta di sognare una vita migliore e senza elemosine.

I Comuni con i loro assessorati dovrebbero sposare questa missione con amore e professionalità, così come sarebbe opportuno facessero anche i politici, siano essi consiglieri o assessori e sindaci.

 

Le persone vorrebbero toccare con mano la destinazione del loro sacrificio per un fine benefico, vedere il risultato del progetto sul quale hanno creduto e investito.

Purtroppo però spesso le maschere che indossano i politici sono tante, troppe per riuscire a riconoscerle tutte e smascherare così il mago di turno.

Solidarietà, un sostantivo che offre mille sfaccettature, lati oscuri di un sistema corrotto e indifferente alle vere esigenze della comunità in cui viviamo.

Non è una vetrina, non è un’elemosina, non è una medaglia da mostrare, la solidarietà rappresenta un percorso di vita da condividere con coloro che sono meno fortunati: dobbiamo essere noi i primi attori, interpreti del nostro futuro attraverso l’analisi del vissuto, mostrando ferite e feritoie senza timore di essere giudicati.

“Se ti svegli con l’idea di nasconderti alla verità allora probabilmente diverrai un ottimo politicante ma non un buon Politico”, Italo.

 

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