Non era la sua croce, replicò Giuseppe guardando Antonio rincorrere il suo amico Francesco, piegato in due sotto il peso di un bagaglio che non gli apparteneva.

C'erano tante cose, e tutti continuavano ad appesantire il suo cuore e la sua anima con ogni tipo di richiesta, che Francesco avrebbe dovuto portare con se fino al cospetto del Signore.

E così, ben sapendo che la legge del tempo disponeva che chiunque avesse aiutato il prigioniero a portare la croce, sarebbe stato crocifisso a testa in giù,
Giuseppe e Antonio divisero con Francesco quel grande peso, che in questo modo sarebbe stato equamente distribuito fra tutti.

Giunti sulla collina, il soldato romano, commosso e sorpreso dal gesto, e dall'acqua che sgorgava dalle ferite dei condannati, gli rese la libertà e disse loro:

la dignità e il rispetto per l'uomo rappresentano un dono che solo pochi conoscono, la condivisione del dolore è, invece, una strada quasi invisibile, che io ho imparato a trovare e seguire riconoscendo i miei limiti e le mie debolezze.

E così dicendo il soldato lasciò cadere l'armatura e le armi, e scomparve tra il fumo e le urla di dolore, lì dove nessuno lo avrebbe più ritrovato.