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Il fariseo e il pubblicano nella vita di oggi
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proprie qualità, mettendo in imbarazzo e in minoranza il
proprio interlocutore, cercando di provocare in lui un senso
di inferiorità.
Cercherà in ogni modo di evidenziare le sue doti, il suo
essere perfetto, superiore, sempre e comunque.
La comprensione è l'unica medicina in grado di "sanare"
un rapporto, un amore, un'amicizia.
Non è un grande sforzo quello che dovremmo compiere per
imparare ad ascoltare gli "altri" prima di imporre le
nostre certezze.
Il ragionevole dubbio aiuta a maturare, e insieme a
crescere nella consapevolezza del riconoscimento dei propri
limiti.
Il fariseo non riconosce i suoi limiti.
Cieco e pieno di se entra nell'arena della vita e spesso
rimane vittima della sua presunzione.
Tratto dalla Catechesi di Padre Massimo Rastrelli :
Il fariseo rispetta Dio e fa la sua preghiera dicendo: "O Dio ti ringrazio". Però dice anche : "Ti ringrazio che non sono come gli altri uomini, ladri, ingiusti, adulteri", assassini menzogneri, pieni di desideri peccaminosi. Attraverso le parole del fariseo noi possiamo considerare un aspetto della nostra società: i ladri, gli ingiusti, gli assassini, gli adulteri, i menzogneri.
Poi il fariseo aggiunge: "non sono neppure come questo pubblicano", cioè sedotto dal facile guadagno e corrotto nel cuore. Digiuno due volte la settimana e pago tutte le tasse, anche le decime prescritte di quanto possiedo".
Il pubblicano si presenta molto diversamente. Entra nel tempio ma rimane in fondo, sotto la porta. Non osa alzare il capo di fronte alla maestà di Dio. Si batte il petto dicendo: "O Dio, abbi pietà di me peccatore".
Gesù dice: "Il pubblicano tornò a casa sua giustificato". Dio ascoltò la preghiera del pubblicano, mentre non accettò la preghiera del fariseo. Domandiamoci: perché Dio non accoglie la preghiera del fariseo? La risposta: perché da questa preghiera traspare il disprezzo degli altri.
Sappiamo che quando Gesù dovette scegliere i dodici apostoli, per costituirli fondamento della Chiesa, non prese soltanto i farisei, ma scelse e chiamò anche il pubblicano Matteo. E Matteo, quando si vide imprevedibilmente ed improvvisamente chiamato, risposte positivamente alla chiamata. Fu pronto a lasciare tutto. E per lui quel tutto significò lasciare l’ottima sua situazione di appalto delle tasse, il suo ruolo sociale, tutto. Toccato intimamente nel cuore, volle mettere a disposizione di Gesù tutto quello che aveva, pubblicamente.
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