Una giovane ragazza si incammina verso la piazza centrale del paese. E’ pallida in viso, e ha la fronte bagnata grondante di sudore. I suoi occhi sbarrati mostrano la paura di vivere e di morire, il terrore di non riuscire più a camminare senza le stampelle della medicina.
Poco distante c’è un bar, e su una sedia, appoggiato con il capo sul tavolino, un uomo sui settanta. Capelli bianchi crespi e barba incolta. Sembra molto solo. Alcuni personaggi lo guardano e lo deridono sommessamente. E’ la voce dell’ipocrisia e dell’indifferenza.
La strada che conduce al centro della piccola comunità cittadina è riservata alle anime pure, a coloro che custodiscono gelosamente il proprio dolore con il timore che possa divenire contagioso.
E così, qualcuno, per porre fine al dubbio amletico, riconosce come unica soluzione per scacciare via la sofferenza, il suo assassinio.
Un solo istante, e tutto muore, anche la vita.
Un solo attimo per scegliere di porre fine a quel dolore sordo, unico, intimo.
Per ciascuno è il più grande, per tanti un capriccio, per molti una croce da portare.
Una volta arrivato sul monte della verità, dopo aver attraversato la buia galleria dell’indifferenza, ancor prima di intraprendere il grande viaggio, ci si trova di fronte a una deviazione : è la strada della condivisione e dell’amore, dove ogni uomo diventa un faro per tutti coloro che si rispecchiano nei suoi occhi, nelle sue ferite, nella sua espressione di vivere il dolore senza paura di soffrire.
Con tutto me stesso.
Italo
Erminio Di Nora
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