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PESCA PROFESSIONALE : DALLE PAROLE AI FATTI
Pesca e Acquacoltura - Novità |
La pesca nel sud-pontino e nelle isole, Ponza e Ventotene, ha subito negli ultimi anni un drastico calo occupazionale, che supera ampiamente il 40 %.
Il declino è iniziato con la demolizione delle turbosoffianti, utilizzate per la pesca delle vongole e dei cannolicchi, ed è poi proseguita con il ritiro delle spadare.
L’inquinamento ha fatto la sua parte?
In estate è sempre più imponente il fenomeno delle mucillagini, che contribuisce a rendere la pesca un mestiere difficile e soggetto a fattori ambientali variabili repentinamente.
Le demolizioni hanno raggiunto il loro apice a Terracina, Ponza e Gaeta, dove motopescherecci storici sono stati dismessi a causa delle pressanti e improvvise norme comunitarie, per le quali l’Italia non ha saputo imporsi per giustificare alcune peculiarità e specificità.
La pesca professionale necessita di servizi a terra, anche attraverso l’utilizzo dei fondi comunitari, come il fep, fondo europeo per la pesca, e il fondo sociale europeo.
Circa 230 unità le imbarcazioni presenti nel compartimento marittimo di Gaeta, da Minturno a Sabaudia passando per le isole.
Una piccola industria di circa 500 occupati, escludendo l’indotto, che potrebbe continuare a sopravvivere se solo la politica della pesca fosse più attenta, coordinata con gli addetti, e tenesse nella dovuta considerazione le aree dove gli operatori vivono e le condizioni nelle quali sono costretti a operare.
I punti centrali sono :
la fiscalità, rendendola simile a quella agricola, secondo indici di redditività;
riconoscere la pesca quale lavoro usurante;
integrare il fermo di 45 giorni con un ulteriore fermo retribuito;
valorizzare i pesci che con le prossime applicazioni comunitarie non saranno più rigettati in mare;
sostenere i giovani che si avvicinano al mestiere;
inserire nei Comuni costieri le figure dei delegati al mare e alle risorse ittiche;
inserire nei parchi, come Riviera di Ulisse e Consorzio Arcipelago Isole Pontine, figure come i pescatori professionali, e insieme alle scuole, creare corsi di informazione ambientale;
sburocratizzare il comparto, reso sempre più complesso dagli innumerevoli adempimenti nazionali e comunitari.
Certo, sono solo una parte delle necessità del settore, ma anche la metà basterebbe per ricominciare a respirare.
Fino ad ora le proposte avanzate sono rimaste solo lettera morta.
Grazie!!
Erminio Di Nora
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