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Che cosa resta del padre?
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Sabato 10 Novembre 2012 ore 16.30
Liceo Scientifico L.B. Alberti
Minturno
Prima di essere padre, si è figli, comproprietari di un bel bagaglio di esperienze di vita condivise, in parte, con il genitore.
L’essere umano nasce egoista, in parte egocentrico, ma pieno di purezza, di quel candore che solo i bambini riflettono ai nostri occhi.
Il tempo e le esperienze trasformano quel velo bianco, macchiandolo, sporcandolo.
Il padre cerca, suo malgrado, di insegnare a distinguere il bene dal male, il bianco dal grigio, e il grigio dal nero.
Ma il buon padre desidera che il figlio conosca tutte le sfumature che gli si potranno presentare davanti.
Sarà la scelta che determinerà il futuro del figlio e quindi del futuro e probabile padre.
Il tempo e la recessione hanno modificato gli equilibri familiari, cambiando i ruoli, e la Mamma ha assunto la duplice figura di persona impegnata nel lavoro, indipendente, forte al punto da prendere, con sempre maggiore semplicità e facilità, decisioni che determinano la divisione della Famiglia.
Purtroppo l’alibi del padre, sempre impegnato per lavoro, con amici, o per lo sport, non regge al confronto. La sua assenza genera una competizione che egli stesso cerca di colmare con piccoli e grandi regali di ogni genere.
A volte in buona fede, per un lavoro usurante, altre volte a torto, il padre cerca di ritrovare l’affetto attraverso qualcosa che possiamo assimilare a una nuvola, capace di trasformarsi e di sparire.
Capita anche che la mamma non cerchi di sopperire all’assenza del coniuge informandolo su situazioni ed eventi particolarmente a cuore dei figli e i segreti che ne discendono portano all’incomunicabilità, alla realizzazione di un muro senza confini, a ritenere il padre un nemico della società moderna, un pericolo per poter restare al passo coi tempi.
Gli stipendi piangono, ragion per cui il divario dei ceti sociali è sempre più evidente, e lo scalino sempre più alto.
C’è chi guida la minicar e chi non ha neanche il collegamento a internet.
La società si divide e si trasforma.
L’emulazione induce a compiere atti distruttivi.
Spesso i figli sono consapevoli che il padre non ha la possibilità di rispondere alle richieste, e l’incomunicabilità aumenta.
Le strade si dividono.
Da una parte inizia la corsa verso un mondo irreale, costruito con droghe o alcool.
Dall’altra una rincorsa verso lo studio e il lavoro per la realizzazione personale e professionale.
Sul rapporto col padre si basa buona parte dell’autostima che il figlio avrà verso se stesso nell’arco della sua vita.
Spesso le violenze vissute in casa plasmano il carattere del bambino, indeboliscono la sua anima, e a volte possono fare di quel bambino un futuro padre violento e vittima della sua stessa violenza. I sensi di colpa potrebbero divorare quel padre violento fino a consumarlo.
L’impossibilità di “competere” in questa società consumistica, rende tutti più nervosi, violenti, pronti a scattare per futili motivi.
Il padre non è più paragonabile alla figura Machiavelliana del Principe, temuto ma non odiato, semmai rappresenta semplicemente, in troppi casi, lo strumento utile a portare a casa soldi e beni che possano garantire ai figli di restare al passo con i loro amici.
Siamo diventati anche noi delle “cose” ???
Tratto dal film Nel nome del padre
http://www.youtube.com/watch?v=s1r3sq3xIOA
"Hanno solo spento la luce...ma non possono spegnere la luce qui dentro."
Il video è tratto dal film "Nel nome del padre", un film di Jim Sheridan con Daniel Day-Lewis, Pete Postlethwaite (USA, 1993)
Padre e figlio condividono tutto della loro vita, lottando con la forza della famiglia e dell’Amore.
Tratto dal film Into the wild
http://www.youtube.com/watch?v=OPp9KaLS3sg
Nell'America dei grandi spazi, la storia di un giovane anticonformista che sceglie di vivere un'esistenza on the road. CAST: Emile Hirsch, Marcia Gay Harden, William Hurt...
Per la laurea i genitori gli regalano una macchina, ma lui sceglie…….
un giovane benestante che, subito dopo la laurea in scienze sociali, dona i suoi risparmi e abbandona amici e famiglia per sfuggire ad una società consumista e capitalista in cui non riesce più a vivere.
Durante il suo lungo viaggio verso l'Alaska comprende che la felicità non è nelle cose materiali che circondano l'uomo o nelle esperienze intese come eventi indipendenti e fini a sé stessi, ma nella piena condivisione e nell'incontro incondizionato con l'altro.
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