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VONGOLE E CANNOLICCHI : QUALE FUTURO
Pesca e Acquacoltura - Novità |
Cresce di giorno in giorno la tensione nelle marinerie del Lazio e della Campania, ma anche dell’Abruzzo e di altre Regioni d’Italia.
Si tratta della pesca dei cannolicchi e delle vongole con draghe idrauliche, mestiere reso però impraticabile in base alle nuove distanze minime dalla costa, prive di pareri scientifici adeguati, in vigore dal 1 luglio ai sensi del regolamento UE sulla pesca mediterranea.
La pesca dei cannolicchi rappresenta una alternativa alla crisi del comparto vongole, e contribuisce peraltro a diminuire lo sforzo di pesca su questa specie. Colpire la pesca dei cannolicchi significa acuire la crisi dell’intero settore molluschi, innescando ripercussioni negative sullo stato complessivo delle risorse.
I banchi naturali di cannolicchi sono concentrate in prossimità della costa, circostanza di cui il Regolamento comunitario non tiene minimamente conto.
In quanto risorse non condivise con altri Stati, vi è la possibilità per l’Italia di adottare un Piano di gestione che consenta l’esercizio della pesca compatibile con lo sfruttamento sostenibile della risorsa e con gli obiettivi della politica comune della pesca.
Il grave disagio dei pescatori oggi impone un intervento tempestivo e risolutivo che dia certezze agli operatori, per non spingerli ad operare ai margini della legalità, e al rischio di pesanti sanzioni, come unica alternativa per non subire il definitivo tracollo dell’attività d’impresa, ma soprattutto delle loro famiglie e del futuro dei loro figli.
E’ indispensabile lavorare per accelerare il parere favorevole di Bruxelles al Piano di gestione italiano l’opportunità di inoltrare una richiesta di modifica dell’art. 13 del Regolamento 1967/06 (Regolamento per la pesca in Mediterraneo), che preveda un aggiornamento dei limiti operativi dalla costa.
Su questa base sarà prossimamente richiesta una sperimentazione, che verrà avanzata agli Enti competenti e che vedrà coinvolto il Compartimento di Gaeta, e in prima fila, così come proposto dagli imbarcati delle quattro turbosoffianti rimaste operative nel Compartimento , la Guardia Costiera di Gaeta.
Bisognerà distinguere tra diminuzione dello sforzo di pesca o, come sembra invece essere accaduto in questo caso, l’eliminazione di centinaia di posti di lavoro, semplicemente per una “svista” burocratica, e ciò proprio in considerazione del fatto che a un chilometro e più dalla costa quelle imbarcazioni non possono lavorare, guadagnare, pescare, sopravvivere.
Minturno, li 06/10/10
Erminio Di Nora
Per i pescatori
Nicola Conte
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